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Ucraina: un progetto che si chiude, uno sguardo che si apre

federica gruppioniSi è da poco concluso in Ucraina, nella città di Zitomir, il seminario di formazione che costituisce l’ultima attività internazionale prevista nel progetto “Inclusione dei minori e dei giovani in Ucraina e Moldavia” gestito da IBO Italia con il finanziamento della Regione Emilia-Romagna. Ma non finisce l’attenzione di IBO per la situazione ucraina.

L’evento organizzato a Zitomir dal 2 al 4 settembre 2015 è l’ultima fase una serie di attività di cooperazione ad iniziativa regionale iniziate nel 2008 dalla Polivalente 87 & G. Pini di Modena che curò la prima annualità del progetto. In questi sette anni sono state realizzati scambi di buone pratiche tra operatori sociali, formazioni ed attività di sensibilizzazione volte ad informare sul fenomeno del traffico internazionale e a prevenire comportamenti a rischio di devianza nei giovani.

Questa ultima parte di progetto ha avuto come tematica la prevenzione dalle dipendenze nei giovani e ha messo a confronto esperienze e competenze diverse: rappresentanti delle istituzioni comunali, degli assessorati all’istruzione e pedagogisti, rappresentanti dei servizi sociali ed assistenti sociali dei territori ucraini di Zitomir, di Kagarlik e di Rzhisciv; ed inoltre rappresentanti delle forze dell’ordine e delle ong ucraine che lavorano a diretto contatto con i ragazzi.

Tra i partecipanti italiani sono intervenuti Dimitris Argiropoulos, professore di Pedagogia dell’Università di Bologna, Vannia Virgili, psicoterapeuta e Francesca Maria Chiaravalloti, avvocato dell’Associazione Artemisia di Bologna e Federica Gruppioni, coordinatore del progetto per IBO Italia.

Perchè occuparsi di Ucraina
Federica Gruppioni, IBO Italia, coordinatrice progetto

Qualcuno, forse, ancora si chiede perchè occuparsi di Ucraina. Forse perchè rappresenta un partner economico e geopolitico importante per l’Europa e per il nostro paese. Forse perchè dall’Ucraina arriva una fetta numericamente rilevante dell’immigrazione di casa nostra. O forse perchè riprendendo una frase di Terenzio utilizzata nel corso del seminario “Sono un uomo, e niente di umano mi è escluso”.

Conoscere l’Ucraina da vicino, credo che abbia fatto bene a me stessa perchè scopro un paese ricco di tradizioni e di cultura. Siamo stati accolti da amici con un tale senso dell’ospitalità da farci vergognare profondamente di quanto questo spirito dell’accoglienza a volte si stia perdendo dalle nostre amministrazioni e nelle nostre comunità.

Viaggiando scopro quanto ai confini dell’Europa politica vi siano problemi diversi ma anche situazioni molto simili alle nostre, nella sfera del disagio giovanile e delle soluzioni ricercate. Da un rapido confronto sugli investimenti pubblici nella scuola in Italia e in Ucraina però forse perdiamo qualche punto. Scopro infatti che in Ucraina, per le disponibiltà che si hanno, si investe molto nella scuola, nello sport, nella musica e nella danza.

memoriale vittime ucraina

Mi chiedo anche che cosa ne sia stata della guerra. In Italia, nei media, non se ne parla quasi più ma nel Donbass si combatte ancora. Nelle città che abbiamo visitato la vita sembra scorrere normalmente, apparentemente tranquilla. Osservando meglio tuttavia e parlando con le persone ci si rende immediatamente conto di quanto questo conflitto stia impegnando tutto il paese. In ogni città sono stati aperti i centri ATO (Antiterrorismo), creati per aiutare i reduci mutilati, per aiutare le famiglie, le vedove e gli orfani di questa guerra già dimenticata. A Kiev, in Piazza Maidan vedo le bandierine ucraine in fila, ognuna sventola davanti ad una candela e ad una foto. Le fotografie mostrano i volti dei caduti, adulti ma anche ragazzi alcuni giovanissimi. Penso che anche dall’altra parte sarà lo stesso, anche la Russia avrà le sue bandierine.

Il conflitto genera conflitto in un vortice pericoloso ed è difficile sapere quanto possa spingersi in profondità il baratro di dolore e morte che si sta alimentando nei due popoli, quello ucraino e quello russo. La preghiera delle persone incontrate è che si arrivi presto alla Pace, ad un accordo, ad un definitivo cessate il fuoco.

Rientrata a casa penso che non si possa chiudere la porta e non occuparsi di ciò che rimane fuori dai nostri confini politici. Informarsi, ascoltare e attivarsi per la Pace è dovere di tutti, ogni giorno. Concludo con un ringraziamento speciale per gli amici che ci hanno accolto con tanto generoso affetto.

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