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L’istruzione come possibilità di futuro in Guatemala

È incredibile come A. ed L. siano attenti agli studi, nonostante la vita che fanno ed il posto in cui vivono. Ogni volta che li vedo il mio cuore si apre e penso che esiste una possibilità di futuro.

Biblioteca sociale

Quando conobbi A. stava facendo un compito di inglese. Subito vidi che era in grossa difficoltà, mentre cercava le parole nel vocabolario. Così mi sedetti vicino a lui e lo aiutai a cercarle. Finito l’esercizio e dopo le dovute presentazioni mi disse, che aveva da fare una ricerca sulla natura. Gli chiesi che genere di ricerca sulla natura, ma non sapeva nulla, solo che doveva presentarla il giorno seguente. Gli dissi che sarebbe stato meglio non ridursi all’ultimo. Lui mi rispose che quel giorno era l’unico pomeriggio libero che aveva, perché gli altri giorni lavora nel campo a raccogliere frutta e quando ha tempo la vende con i suoi genitori al mercato municipale. A. è un bambino di 11 anni che vive in una frazione di El Tejar e 5 giorni a settimana lavora. Parla del suo lavoro con naturalezza.

Dopo un piccolo calo di pressione per la risposta gli dico che si può fare anche diversamente e, nonostante l’orario di chiusura della biblioteca, completiamo la ricerca con successo. Lo saluto con il consiglio di scrivere su un foglio i compiti delle maestre. La settimana seguente A. torna con un foglietto strappato. Sopra c’è scritto che deve cercare un’immagine da fotocopiare. Gli chiedo quale tipo di immagine e mi risponde che deve essere un monte, un fiume ed un albero. Dopo aver consultato 5 libri ne troviamo una simile a quella che aveva visto e se ne va contento.

L. è un ragazzino di 12 anni, va in prima basico (l’equivalente della prima media). Lo conosco perché tutti i sabato mattina passa di casa in casa per lucidare e riparare le scarpe. Anch’io stesso avevo un problema con dei sandali e mi ha aiutato con un lavoro da perfetto ed una lucidatura ottima. Mi chiede 8 quetzal per 30 minuti di lavoro, l’equivalente di 80 centesimi di euro. Gliene do il doppio e lo ascolto. Da anni fa questo lavoro tutti i fine settimana per aiutare il padre. Timidissimo, mi dice che ora ha imparato anche a riparare col filo. Tutta la settimana va a scuola ed il fine settimana, invece di riposare, lustra e ripara scarpe.

È incredibile come A. ed L. siano attenti agli studi, nonostante la vita che fanno ed il posto in cui vivono. Ogni volta che li vedo il mio cuore si apre e penso che esiste una possibilità di futuro. Questa speranza non mi abbandona, anche se il Guatemala è un paese che offre veramente poche possibilità a tutti gli A. ed i L. che abitano sul territorio. Qui sono sempre i ricchi, i potenti ed i forti a far da padroni. I vecchi creoli ancora oggi girano in limousine e i loro figli vanno a fare i dirigenti di aziende o i politici. I figli dei poveri, che sono la stragrande maggioranza, restano a fare il lavoro dei loro genitori. A spaccarsi la schiena nei campi o a sputare sangue in fabbrica.

Sebbene in Italia la scala sociale non sempre funziona, qui non esiste proprio o quasi. Solo le ONG ed alcune comunità molto unite provano a cambiare qualcosa.

B. è un bambino di 8 anni, che la biblioteca ha strappato alla strada. Tutti i pomeriggi viene in biblioteca, invece di star in giro a bighellonare come molti altri bambini di El Tejar. È un bambino chistoso (scherzoso) e passiamo insieme un sacco di tempo a farci scherzi e battute. B. è un esempio di quanto sia difficile, per molte persone, avere  la possibilità di riscattarsi da una situazione di povertà. Mi dice che le mara/pandilla o bande, sono chilere (fiche) perché hanno soldi e potere. Io cerco di spiegargli i punti deboli di questa osservazione: che il crimine non paga e che è meglio poveri, ma onesti. Spero molto che le mie parole siano efficaci.

Nonostante queste problematiche nella quotidianità ed altre che spesso mi lasciano allibito, come la presenza e lo sfruttamento del territorio guatemalteco di ENEL, la violenza generalizzata sulle donne ed i minori, le bande che hanno un potere incredibile, un presidente attuale che era un carnefice negli anni 80 e responsabile per l’ONU di 20 stragi, contraddizioni economiche evidenti tra ricchi (pochissimi e spesso di altri paesi) e poveri (sopratutto maya e mestizo), le maggioranza delle persone qui sono stupende (alcune un po’ dure e distanti, povere e arrabbiate comprensibilmente con il mondo) sorridenti, comunicative e creative.

Informatica e lavoro minorile

Ho una classe di informatica formata da soli adulti che funziona benissimo e le mie alunne sono motivatissime. In due mesi hanno imparato le basi del computer: word, paint, excel, power point e internet. Quest’ultima è la parte più attesa e penso più utile per loro. Poter andare in un internet point, cercare su google quello che uno desidera e comunicare in tutto il mondo, con parenti emigrati o amici lontani. Quasi tutte le famiglie di El Tejar, infatti, hanno una persona negli Stati Uniti: chi uno zio, chi un fratello, chi il padre o la madre.

Chi resta qui ha molte difficoltà economiche. Il lavoro è poco, mal retribuito e spesso poco sicuro. Così molti dei genitori si fanno aiutare dai figli, ad esempio a fare tortillas, a cucinare, a vendere frutta o verdura nei negozi o anche per lustrare scarpe e caricare e scaricare merce.

Sono sempre stato un acerrimo nemico, almeno emotivamente e filosoficamente, del lavoro minorile, ma sempre più, qui ad El Tejar, lo percepisco come una necessità della gente ed una volontà dei bambini stessi di aiutare come possano i genitori, spesso in difficoltà economiche o di salute anche gravi.

Inizio a pensare che vi siano differenze nel lavoro minorile e che anche i bambini debbano aiutare come possono i genitori, come anch’io ho sempre fatto aiutando i miei. Il problema si presenta nella sua variante negativa quando, invece, è degradante e nuoce al minore. Ci sono dei bambini che lustrano le scarpe o che lavorano nei campi in condizioni pessime e questo è il lavoro minorile che penso vada combattuto.

Elio Zunino, volontario IBO in Servizio Civile in Guatemala

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